Sono troppo contento che mi avete votato come Best of 2020, se non lo scrivo mi sento male. Detto ciò, il mio viaggio nella storia del cinema prosegue con il 1969.
1969
Tra i volti emergenti dell’epoca ci sono: Edwige Fenech che compare in 8 film tra cui “
Alle dame del castello piace molto fare quello”, che titolo; Florinda Bolkan con la sua criniera spettacolare, Michael Sarrazin dagli occhi celesti, Klaus Kinski sempre cattivissimo, Marilù Tolo, Beba Loncar, Enzo Cerusico e Lino Capolicchio, poi Helmut Berger, Peter Fonda, Dennis Hopper e Robert Duvall ovunque, papà Garko e papà Rossi Stuart, Raquel Welch, Dominique Sanda e Katharine Ross.
C’è l’ultimo film di Elvis Presley (il suo periodo migliore coincide con quello di Doris Day e non a caso il declino dei due è stato coincidente, perché a fine anni '60 si percepisce proprio il gusto che cambia e i loro film sono fuori posto), e c’è l’unico 007 con George Lazenby con una incantevole Diana Rigg; nei musicarelli andavano Al Bano e Romina, Mal e Little Tony. Esordiscono Villaggio, Pippo Franco, Lino Banfi ma anche Anjelica Huston. Ci sono tanti drammoni di guerra oltre le 2 ore, che per me sono duri da digerire, idem i musical che durano tanto, tipo “
Hello Dolly”, che non è male ma non finisce più e la Streisand è sempre di ¾ come Barbara d’Urso, mi è venuta la cervicale solo a vederla. Tra l’altro nemmeno all’epoca fu un grandissimo successo, anzi l’era dei musical classici praticamente finisce qui.
Ovviamente abbondano gli spaghetti western, quanti ne volete tanti ce ne sono, con Terence Hill, Bud Spencer, Giuliano Gemma, Franco Nero, Anthony Steffen. Però il western che più mi è piaciuto è stato “
Il Grinta”, che valse l’oscar a John Wayne. Tra le donne l’oscar invece andò a Maggie Smith che è strepitosa in “
La strana voglia di Jean”. Col 1969 si possono vedere anche i primi film del baffuto Fassbinder, e i thriller di Chabrol, che mi sono piaciuti molto.
In tv dalle nostre parti vanno sempre tanto gli sceneggiati, Canzonissima, Mike Bongiorno e cominciano a diffondersi i primi cartoni animati giapponesi tipo Mimì o il mitico Uomo Tigre che lotta contro il male, oltre alla Pantera Rosa e ad alcuni film per la tv che sono già confezionati meglio e sembrano meno di serie Z. C’è una miniserie sui Churchills, c’è la famiglia Brady, Pippi Calzelunghe, e il cult Scooby Doo.
Esce poi un corto chiamato “
The lottery” che è un bello choc, qui c’è un innocuo villaggio in cui una volta l’anno si tiene una tradizionale lotteria. Chi vince il primo premio viene lapidato da tutti gli altri partecipanti. Avete mai visto niente di più sconcertante? È su youtube.
Nel 1969 sono sempre più frequenti le scene erotiche e i film sui triangoli sentimentali, sulla bisessualità, sul sadismo (vedi
Femina ridens con Philippe Leroy che umilia in tutti i modi la schiava Dagmar Lassander), ma ce n’è per tutti i gusti, c’è in giro Divine, Sarno, Waters, ma anche il nudo-cult di Helen Mirren ancora lontana anni luce dalla fama (nel film
Age of Consent), c’è Laura Antonelli, la serie di Emmanuelle e non parliamo poi dei film giapponesi in cui massacrano donne nude come se niente fosse. Ne hanno consumato un sacco di colore rosso in quell’anno lì. C’è un documentario che si chiama “
il primo premio si chiama Irene” in cui c’è una parte ambientata in Danimarca con una coppia gay accettata in famiglia come se niente fosse e siamo nel 1969 non 2019! Roba da non credere. Il top del top nel genere però lo raggiunge Ken Russell nel film “
Donne in amore” con la scena della lotta tra Alan Bates e Oliver Reed nudi che a quanto pare i due si erano scolati una bottiglia di vodka a testa per paura che l’altro ce l’avesse più grosso. Invece finisce in pareggio in un bagno di testosterone, e nemmeno io ho capito chi mi piace di più. Glenda Jackson pure ha un sacco di scene erotiche qui.
Marlon Brando era assai in declino, aveva deciso di farsi i capelli biondi e sceglieva i film come lo sa solo lui: passa dal thriller a Gillo Pontecorvo, vallo a capire. C’è un film surreale di Robert Downey Senior (giustamente esiste un senior se c’è il junior), e il più figo è sempre Steve McQueen, ma attenzione Steve che Burt Reynolds è dietro l’angolo. Baby Kurt Russell è il Computer con le scarpe da tennis (fa tenerezza questo film è praticamente un’epoca morta e sepolta), e vanno in voga i film sullo spazio visto che questo è l’anno dell’uomo sulla Luna.
Richard Burton è Enrico VIII e vede morta la giovane Bolena Bujold sotto gli occhi della gelosissima vera moglie Liz Taylor, che capitava sul set giusto tanto per marcare il territorio, poi Newman e Redford vanno in giro a fare i fuorilegge, c’è il memorabile viaggio di Easy Rider, e Pasolini e Visconti pure sono attivi, il primo gira Porcile e la Medea, unico film con la Callas e i suoi occhi tristissimi, il secondo con la caduta degli Dei, in cui c’è incesto, pedofilia, omicidio, omosessualità, insomma un film vietato ai minori di 18 anni con una strepitosa Ingrid Thulin che è quella che più mi è piaciuta di tutto il cast. Ci sono ben 2 Satyricon, uno di Fellini e uno di Polidoro, mentre Bergman mette i suoi attori preferiti in un quadrangolo pericoloso, “
Passione”, e li intervista anche tra una scena e l’altra.
Ok finalmente passiamo ai miei film preferiti di quest’anno.
“
Coming Apart” è un curioso film di Milton Moses Ginsberg con protagonista assoluto Rip Torn e un contorno di attrici tra cui la più nota è Sally Kirkland. Qui c’è Rip che ha messo una videocamera nascosta in salotto, così ogni ragazza che si porta a casa dopo lui che è anche psicanalista si rivede per bene tutta la scena. Noi con lui. Per cui qui c’è una sola inquadratura, c’è Torn vestito, seminudo, nudo, abbottonato, seduto, sdraiato, e la sfilza di amanti e amiche. Uno di quei film che non pensi che riesci a portare a termine e invece poi sì.
“I
temerari” di John Frankenheimer è un film con quelle vecchie volpi che erano Burt Lancaster e Deborah Kerr e con l’emergente Gene Hackman, un altro dei nomi cult di quest’anno. Ci sono tre paracadutisti che vanno in giro per la provincia americana a dare spettacolo con i loro lanci acrobatici. Il problema è che Lancaster ha i suoi pensieri per la mente, e a ogni lancio gli viene sempre il dubbio di non aprire il paracadute. Questo non va bene. Giunti nella cittadina successiva, sono ospiti della famiglia della Kerr, specialista in limonate fredde dato che altro non ha da fare. 15 anni dopo il bacio sulla spiaggia di Da qui all’eternità, i due hanno un momento di passione. Il marito della Kerr non batte ciglio: la moglie la conosce bene e lo sa che la deve lasciare libera. Lancaster spera che l’amante lo segua in giro nella sua tournee, per lui la Kerr è il paracadute che lo tiene attaccato alla vita, ma lei non è pronta. Il lancio che segue lascerà tutti a bocca aperta.
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I brevi giorni selvaggi” di Frank Perry con i giovanissimi Barbara Hershey, Richard Thomas e Bruce Davison è un film in cui questi due adolescenti o poco più un giorno incontrano sulla spiaggia la Hershey, bellissima ed estroversa, e se ne innamorano al primo colpo. A lei sta bene questa situazione e i 3 flirtano tutta l’estate. Una ragazza con tutt’altro carattere (Catherine Burns) cerca di unirsi al trio per fare amicizia. Sì, è sveglia, magari anche simpatica, ma per i 3 è più una da prendere in giro quando non c’è altro di meglio da fare. Quando l’estate sta per volgere al termine le intenzioni dei 2 ragazzi sulla Hershey sono ormai troppo esplicite, e l’immaturità e la foga del momento spingono il trio affiatato a un atto di violenza sulla quarta ragazza, in una delle scene più disgraziate mai viste al cinema, che poi porta la malcapitata Burns alla nomination all’oscar al suo esordio. Girerà solo altri 2 film.
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Ucciderò un uomo” è un thriller di Claude Chabrol con il protagonista che ha il figlio piccolo che viene investito da un balordo e muore. L’auto fugge, e nel silenzio dell’alba non ci sono testimoni, il crimine è lasciato quindi impunito. Già vedovo e ora privato del figlio, l’uomo impazzisce e il suo scopo nella vita è cercare l’assassino del figlio e ucciderlo. Impresa tutt’altro che facile, ma l’ostinazione lo portano a mettere insieme piccoli indizi e a trovare la donna che era in auto con l’assassino. Tra i due parte una relazione sempre più intensa che però ha un risvolto imprevisto: ora il novello Montecristo ha imparato a conoscere questa donna e ha anche capito che è tormentata dal rimorso, inoltre il carnefice è il cognato di lei, un essere spregevole: è cafone, bullo, volgare, egoista e fa anche schifo come padre. Troppo bello per essere vero, liberarsi di quest’uomo dovrebbe essere semplice, in fondo non c’è uno che lo vuole vivo. Ebbene…
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Non torno a casa stasera” di FF Coppola pre-padrino con James Caan pre-padrino e Shirley Knight giovane e coinvolgente. La Knight ha lasciato il marito così da un giorno all’altro. È incinta ma non sa cosa fare, quindi si mette in macchina e parte. Si vede che non ha mai visto la tv, perché c’è un autostoppista e lei lo fa salire in auto. È mai capitato nella storia della cinematografia che far salire un autostoppista si è rivelata una buona idea? No, e in questo caso in auto ci va James Caan, ma attenzione, non è pericoloso, al contrario è un povero Cristo. Faceva l’atleta ma si è spaccato la testa e adesso è praticamente un bambolotto cresciuto che quello che gli dici quello fa. Shirley Knight un po’ ne è incuriosita e un po’ infastidita. Caan infatti è come una piattola, innocuo sì ma lei vuole sbarazzarsene, così lo porta da un conoscente affinché gli trovi lavoro. Andata via di corsa da questa rogna, viene fermata per eccesso di velocità. Il poliziotto è Robert Duvall pre-padrino, che vuole abbonarle la multa passando con lei una sera a casa. La Knight non ragiona e ci va, anche se questo vuol dire tornare di nuovo sul luogo dov’è Caan. La sera succede un casino, e ci scappa il morto.
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La mia droga si chiama Julie” di Truffaut con Belmondo e Deneuve. Dunque Belmondo si sposa per corrispondenza. Per quanto difficile da credere non trova moglie e si è affidato agli annunci matrimoniali. Inutile dire che quando davanti si trova la Deneuve non crede ai suoi occhi ed è amore a prima vista. I due si sposano e vanno a vivere insieme. La Deneuve però è una fetentissima ladruncola, e fatto fesso Belmondo se ne va con tutto il suo conto in banca, che è pure tanto dato che Belmondo è imprenditore pieno di soldi. A questo punto Belmondo potrebbe maledire la moglie oppure mettersi sulle sue tracce, e così fa. Dopo un po’ la ritrova e fa per ammazzarla, ma stiamo pur sempre parlando di Catherine Deneuve al culmine del suo splendore, uno non clicca sul grilletto così facilmente, mi dispiace. E inoltre mancano ancora 30 minuti di film.
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Quel freddo giorno nel parco” è uno dei primi film di Robert Altman con Sandy Dennis, icona assoluta della seconda metà degli anni ’60. Alla domanda dimmi l’attrice di cult di fine anni ’60 nomino la Dennis. Qui pare che Altman volesse la Bergman ma lei ha rifiutato lo script ritenendosi offesa del materiale. Così Altman lo passò alla Redgrave la quale suggerì il nome di Sandy Dennis. E così Sandy un giorno guarda dalla finestra e vede un ragazzo sotto la pioggia sulla panchina del parco, così zuppo che ne è mossa a compassione. Prende l’ombrello e va da lui offrendogli di entrare in casa ad asciugarsi. Il ragazzo ci sente, ma non parla, per la Dennis è perfetto: gli puoi dire tutto e non ti contraddice mai. Gli procura vestiti, un bagno caldo, la stanza degli ospiti, gli fa da mangiare. Il ragazzo è divertito da questa situazione, anche se un po’ sconcertato. Il problema è che la Dennis pensa bene di chiuderlo dentro a chiave. Praticamente Misery non deve morire. Mangiata la foglia, lo sventurato scappa, ma la Dennis lo ritrova ed è disposta a tutto pur di riavere il suo bambolotto.
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La terza fossa” è un thriller con Geraldine Page e Ruth Gordon. Geraldine Page era bravissima, veramente, parliamo di quel livello di “bravissima” che hanno poche attrici, capaci di muovere il sopracciglio destro di 2 millimetri facendoti in quel momento capire tutta la trama. Questo non sarà il film più bello della Page, ma è un corso accelerato di recitazione. Poi, giustamente, le sue spalle sono altri due pezzi da novanta e cioè Ruth Gordon e Mildred Dunnock. Comunque, la Page qui è una pazza che fa fuori le sue governanti. Prima le tratta una vera merda, e poi quando si è stufata le uccide, scava una fossa nel giardino e ci pianta un albero giusto per tenere il conto. Così quando fa fuori la mansueta Dunnock, Ruth Gordon decide di fingersi governante per capire come mai la cara Mildred non è più tornata a casa. Scova tutti gli indizi, ma Geraldine Page ha le antenne che funzionano perfettamente, e non si fa abbindolare facilmente. Povera Ruth Gordon.
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Fiore di cactus” di Gene Saks con Walter Matthau, Ingrid Bergman e Goldie Hawn è un tardivo esempio della commedia hollywoodiana classica, quelle che andavano negli anni ’30. Matthau è un dentista sciupafemmine, la Bergman è la sua infermiera e segretaria, da sempre segretamente innamorata del dottore. Ora Matthau spinge troppo sull’acceleratore e vuole scaricare la sua ultima fiamma, cioè la giovane Goldie Hawn, che ha gli occhioni da cerbiatta, e chi incarica di escogitare il modo più adatto? La Bergman. Lei quindi viene coinvolta suo malgrado nei giochi del principale, ma saprà volgere la cosa a suo vantaggio. Qui la Bergman è strepitosa, è rarissimo che abbia avuto ruoli comici, anzi a parte questo su due piedi non ne ricordo altri, ma il ballo del dentista mi fa morire dal ridere. Brava.
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Stephane una moglie infedele” è ancora un thriller di Chabrol con Stephane Audran, Michel Bouquet e Maurice Ronet ed è nella mia top 5 dell’anno, anche se il titolo non mi piace. Comunque Bouquet e Audran sono una coppia felice, così crede lui. Un giorno lui accompagna la mamma all’auto e lei si è scordata gli occhiali, così torna in casa per riprenderli e c’è la Audran al telefono, visibilmente sorpresa. Che vuoi fare Jago, Bouquet ormai gli si è acceso l’interruttore del dubbio. Inizia quindi a controllare con più accuratezza la vita della moglie, solitamente lasciata a casa tutta la giornata. Lei racconta delle sue uscite con amiche, dello shopping, dei massaggi, del cinema, e Bouquet annuisce. Ma oramai non ci crede più. Contatta un investigatore per far pedinare la moglie, e… sorpresa!, ha l’amante veramente ed è Maurice Ronet. Bouquet quindi molto gentilmente un giorno bussa alla porta di Ronet e dice salve piacere di fare la sua conoscenza sono il marito di Stephane, bella la sua casa! Da non perdere assolutamente tutto il dialogo tra i due. Dopo tanti scambi di cortesia Bouquet porta a casa la giornata, diciamo così. Ora bisogna capire se riesce a tornare alla normalità, e cosa ne sarà della moglie. Gran film!
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Non si uccidono così anche i cavalli?” è un film di Sydney Pollack ambientato negli anni ’30, con un cast nutritissimo, capitanato da Jane Fonda, poi Michael Sarrazin dagli occhi azzurri, il veterano Gig Young, l’altro veterano Buttons, l’emergente Bruce Dern e l’esordiente Bonnie Bedelia vent’anni prima di Die Hard. Questo film ricordo di averlo visto in tv da bimbo, secoli fa, ma avevo rimosso tutto. Così quando l’ho rivisto mi dico “uh la maratona di ballo! Dove l’ho già vista?”, “uh guarda ora non ballano li fanno correre, ma io questa scena l’ho vista!”, “uh la coppia con lei incinta che fa di tutto per vincere… me lo ricordo!”, e sinapsi dopo sinapsi mi son ricordato che l’avevo già visto. Solo che quando ero piccolo ricordavo di essere coinvolto dalla trama, ma non mi ricordavo assolutamentissimamente che fine faceva Jane Fonda. Così sono stato sorpreso e mi è piaciuto due volte: uno perché è un bellissimo film e due perché mi ha fatto venire in mente le buste di latte a forma di piramide sul ripiano della cucina e il carrarmato Perugina.
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Kes” di Ken Loach è un film in cui c’è un ragazzino che vive con la madre che lo trascura e il fratello maggiore, un buzzurro che lo maltratta. A scuola è bullizzato, e ha il peggior repertorio di insegnanti mai visto, eccetto forse 1 che lo prende in simpatia, e meno male sennò era fantascienza. Il ragazzino si chiama Casper e come unico momento di serenità ha quello in cui addestra un falco che ha trovato in compagna. È bravo e paziente e per qualche attimo vive la sua età in modo spensierato. Purtroppo non è che siano tanti quei momenti: deve andare a lavorare, fare le commissioni per il fratello, subire tutte le immancabili punizioni a scuola e infine può tornare a casa. Un giorno rifiuta di giocare ai cavalli per conto del fratello, il quale neanche a dirlo avrebbe vinto una buona sommetta, e furibondo decide di riempire di botte Casper. Il bimbo scappa, ma il fratello ha un altro modo per vendicarsi. Per fortuna questo film non dura tanto perché c’è un limite al numero di soprusi a cui uno può assistere, anche se in fiction, ma il problema è che nel momento in cui finisce il film ti accorgi che vorresti continuasse per avere soddisfazione, ma è del tutto inutile, così ci rimani da schifo.
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Bob & Carol & Ted & Alice” è un film di Paul Mazursky con Natalie Wood, Robert Culp, Dyan Cannon ed Elliot Gould. Culp e Natalie Wood sono sposini in cerca di nuove esperienze, e partecipano a una specie di terapia di gruppo in cui ciascuno deve esternare i propri sentimenti e poi tutti si vogliono bene e si abbracciano. Ne escono motivati a dirsi ogni cosa e a non giudicare il compagno. Bob Culp pensa bene di avere un’avventura amorosa e come se niente fosse lo dice alla moglie, la quale non batte ciglio. I due amicissimi Ted & Alice stanno vivendo anche loro un momento di transizione ma sono una coppia affiatata, solo che sembrano meno aperti a certe esperienze. Quando la Wood dice agli amici che il marito ha avuto un’avventura, la Cannon va giù di testa mentre Gould se ne torna a casa tutto eccitato. Imperdibile la scena in cui Gould vuole fare sesso mentre la Cannon non ha voglia, credo sia la scena che è valsa a entrambi la nomination all’oscar. Insomma le cose sembrano essersi normalizzate, ma un giorno Culp torna a casa e scopre la Wood ha pensato bene di avere lei la sua avventura. Una cosa tira l’altra, e i 4 amici finiranno nello stesso letto, ma non è una buona idea. Mai vista la Wood più bella che qui, Culp dal canto suo per una volta si è fatto crescere i capelli lunghi, mentre la Cannon è quella che mi è piaciuta di più.
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Un uomo da marciapiede” è la storia di un ragazzo texano bello e ingenuo, Jon Voight, che lascia il suo lavoro di lavapiatti e va a New York in cerca di fortuna. Ha sbagliato città, epoca, e ha sbagliato sogni. Se fosse in reddit sarebbe in
iamverybadass. Invece, flashback dopo flashback, scopriamo che ha vissuto con la nonna, che lo piazzava a letto tra sé e i suoi amanti, scopriamo che lui e la ragazza sono stati vittima di uno stupro, scopriamo che ha subito traumi di ogni genere. I suoi stivali, le sue camicie e il suo cappello sono freschi e puliti, la prima cosa che vediamo di lui è che si fa la doccia, pensa che a New York le donne gli sbavino dietro, in fondo lui è cresciuto con la nonna che cambiava un uomo a settimana, cosa ne può sapere, ma invece finisce che nel giro di pochi giorni le sue speranze sono distrutte. La gente non lo considera proprio, vanno a una velocità diversa. È un alieno. È stato tremendo assistere a quelle scene, questo film ti sbatte in faccia la distruzione delle speranze, l’incapacità di guardare in faccia la realtà in un modo violentissimo. Voight finisce a vivere in una stamberga squallida e fetente con l’unico amico che si è trovato, Dustin Hoffman che zoppica e tossisce malamente, Dio mio, mentre faceva quella tosse io gli volevo prestare le mie mascherine, il Covid ci ha rovinati. New York si abbatte su questi due come un morbo: la metro è inquietante, i vicoli hanno i vetri per terra, nessuno è ciò che sembra e come dice Sylvia Miles "la Statua della Libertà si è fatta una pisciata a Central Park". I due poi vanno a una festa in una casa che ha le scale ripide come ne “La folla” di Vidor, quando muore il figlio ai protagonisti. Quando Schlesinger ha inquadrato quelle scale mi è venuta la pelle d’oca, e ho capito tutto.
Questo film (e Easy Rider pure) è un primitivo esempio anche di film in cui la colonna sonora non è scritta appositamente ma è fatta da canzoni già esistenti e questo lo rende modernissimo. Mi ha spalancato la porta degli anni ’70, non vedo l’ora.
submitted by Quanto sono tassate le vincite al casinò in Italia Ecco cosa bisogna sapere sulle vincite effettuate in un casinò in Italia . 31 Agosto 2018 - Ultimo aggiornamento 31 Agosto 2018. Condividi su Facebook + Twitter Whatsapp Linkedin “La fortuna vien giocando” si dice e quando arriva è bene tenersela stretta. Ci sono tanti modi per tentare la fortuna: Lotto, Superenalotto, Gratta & Vinci e ... Quanto si vince al Lotto. Sezione: Notizie Autore: Carlo Maresco. 26/01/2021. Il gioco del Lotto mette a riguardo tantissime probabilità. E’ possibile vincere qualcosa, ma bisogna sempre fare la giusta giocata e mantenere sempre un buona, decente aspettativa su quel che ci attende nel giorno dell’estrazione. Magari hai scommesso per un ambo, forse hai voluto veramente esagerare e ... Ma se vuoi aumentare al massimo le tue possibilità, devi sapere come vincere al casino: devi saper scegliere i giochi migliori. ... Esso rappresenta il profitto che il casinò si garantisce in ogni gioco, ma la sua percentuale può cambiare da un gioco all'altro. lista dei giochi più diffusi . Ecco un breve schema dei giochi da casinò più diffusi e dei loro margini della casa: Blackjack: 0 ... Contare le Carte al Casinò è Legale? Tutti i cani sono stati gestiti anche durante il periodo di trattamento con il collare a scorrimento, miglior casino al mondo M. Gli Isu per supportare la ricostruzione crearono degli oggetti mistici chiamati “Frutti dell’Eden” in grado di facilitare il lavoro, come la si può dedurre dagli scavi … Seguir leyendo Come vincere al casino online. Per provare a farsi un’idea su come vincere al casino online il punto di partenza è sicuramente dedicarsi a giochi in cui si ha esperienza e che sono in linea con i propri gusti.Se ad esempio si preferiscono i giochi da tavola con le carte, e sotto Natale si va spesso in attivo col poker tra amici, perché cambiare? Come si vince alle slot machine? Queste macchine sono dette mangiasoldi, perché quasi sempre si appropriano del denaro del giocatore senza complimenti. Trattandosi di giochi a elevata varianza, il 99% dei giocatori perde e solo l'1% vince. Esistono però un paio di modi che danno al giocatore un vantaggio sul casinò; in questo articolo si trovano Vivere Con i Casino Online si Vince Davvero? Non rammaricatevi, anche se i giochi dei casinò online e le slots sono basati sulla fortuna e quindi, come detto nel paragrafo precedente, a lungo termine porteranno sempre la casa a vincere, è pur sempre possibile ricavarne un guadagno. C’è da specificare però che non esiste nessun sistema per vincere con sicurezza a giochi del genere. Non ... Gesù Cristo, ecco come si vince al casino per recuperare un pò di lettori per il suo giornale. Negli Stati Uniti, come per rinunciare a ogni polemica su quell’argomento. Oggi ci troviamo in una dinamica molto simile, Anteprime e molto altro ancora. Volete che da noi, perchè nella vita nulla vi è di assoluto. Arrivo alla questione: ho urgente bisogno di sapere quale comportamento adottare ... Casino o Bookmakers: dove si vince di più? Dopo le opportune premesse, si giunge dunque al quesito iniziale: Casino online vs Bookmakers, dove si vince di più? Ebbene, la nostra risposta è che non esiste una teoria assoluta. Tutto dipende dall’esperienza, dalle strategie utilizzate e dalla tecnica acquisita in anni e anni di gioco. Sia che l’attività scelta siano le scommesse sportive ... Si vince di più alle scommesse sportive o al casino online? I consigli. Scommesse sportive e Casino sono i passatempi preferiti di giocatori appassionati. Il tempo e il denaro che questi ultimi investono in queste attività ludiche, li spingono pian piano a lasciare sempre meno il gioco al caso, cercando di elaborare dei veri e propri piani di gioco. Ciò, chiaramente, sarà possibile solo ...